Una persona in carcere
I Nostri Casi

Tentato omicidio: ingiustamente incolpato

Quello che prospettiamo è un caso che definiamo “storico” nel nostro Studio che ci ha
coinvolto anche emotivamente in quanto esso racchiude l’anima stessa e l’importanza
della Professione forense nonché la motivazione per la quale abbiamo deciso di
diventare Avvocati.
Senza troppi preamboli evidenziamo che in questo caso il Cliente era stato chiamato a
difendersi da un’accusa gravissima ed infamante, nello specifico si trattava di un’accusa
per tentato omicidio, delitto che però il Cliente non aveva commesso !


Colui che da lì a poco sarebbe diventata la persona offesa stava serenamente
trascorrendo del tempo presso la propria abitazione allorché qualcuno suonava alla sua
porta d’ingresso.
Una volta aperta la porta la persona offesa si trovava di fronte due individui.
Uno di loro gli intimava di consegnargli una somma di danaro asserendo che essa era
destinata ad una terza persona e quindi, dopo un breve diverbio, l’individuo esplodeva
improvvisamente un colpo d’arma da fuoco che attingeva la vittima.
La vittima tuttavia grazie alla prontezza ed alla forza della disperazione riusciva a chiudere
la porta d’ingresso ed infine a chiamare i soccorsi.
Nel frattempo gli aggressori si davano alla macchia.
La persona offesa veniva quindi prontamente soccorsa e, nonostante fosse gravemente
ferita, gli operatori sanitari riuscivano ad approntare efficacemente le cure necessarie per
preservargli la vita.
Le indagini preliminari venivano prontamente avviate dalla Procura della Repubblica
competente sebbene contro ignoti poiché la vittima riferiva di non essere in grado di
riconoscere gli aggressori in quanto nonostante li avesse visti in volto gli erano ignoti.
Dopo molti mesi dalla sparatoria la persona offesa, nel corso di un riconoscimento
fotografico, indicava con certezza il Cliente come colui che aveva esploso nei suoi
confronti il colpo d’arma da fuoco.
Il Cliente veniva sottoposto a misura cautelare personale e quindi ristretto presso una
struttura carceraria in attesa di giudizio.
Dalle patrie galere il Cliente sosteneva sin da subito la sua totale estraneità ai fatti dei
quali era stato accusato precisando che lo stesso giorno della sparatoria si trovava in
compagnia di numerosi amici e parenti a quasi un centinaio di chilometri di distanza dal
luogo ove si era consumato il delitto poiché stava celebrando una ricorrenza familiare.

Nel corso dei mesi successivi, grazie ad una scrupolosa e complessa attività difensiva
dello Studio che tra l’altro aveva previsto l’escussione di numerose persone informate dei
fatti in sede d’indagini difensive che avevano confermato l’alibi del Cliente e di una
disamina critica degli atti d’indagine, lo Studio richiedeva la scarcerazione del Cliente.
Il Tribunale del Riesame proprio alla luce della mancanza dei gravi elementi indiziari
previsti, dall’art. 273 c.p.p., come uno dei requisiti essenziali legittimanti la misura
cautelare restrittiva disposta dall’Autorità Giudiziaria disponeva l’immediata scarcerazione
del Cliente.
Successivamente la Procura della Repubblica reiterava le istanze accusatorie chiedendo
dapprima il rinvio a giudizio e quindi la condanna del Cliente.
Il Cliente, di concerto con lo Studio, provvedeva a formulare istanza di giudizio abbreviato
essendo convinto che l’esame di tutte le evidenze d’indagine, sia accusatorie che
difensive, avrebbero comprovato la sua assoluta estraneità al fatto criminoso del quale era
ingiustamente incolpato.
All’esito del giudizio abbreviato il Cliente veniva prosciolto dalle accuse con la piena
formula assolutoria: “per non avere commesso il fatto”.
Nel corso di una successiva riunione con il Cliente il nostro Studio gli prospettava la sua
facoltà di sporgere denuncia per calunnia nei confronti di colui che lo aveva ingiustamente
incolpato dell’infamante delitto.
La decisione del Cliente fu immediata e decisa ma “questa è un’altra storia” scriveva il
grande scrittore Michael Ende nel suo capolavoro: “La Storia Infinita” …

Norme di merito di riferimento: art. 56, 575 c.p

Dedicato a tutti coloro che hanno dovuto sostenere il peso di un’accusa ingiusta
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